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Titolo: I'd love to be your last
Fandom: COW-T
Personaggi: Dimitri/Miguel
Parole: ~1,200
Rating: R
Avvertimenti: (lieve) bloodplay
Riassunto: È l'ultimo giorno, ed entrambi fanno fatica a mantenere il controllo.
Beta: nessuno
Notes: Scritto per la missione 7.5 (bloodplay) del COW-T 2 @ [livejournal.com profile] maridichallenge. Siamo alla fine. D: *piange e abbraccia le sue vampire*



Miguel si sveglia di scatto, immediatamente all'erta. Per un attimo non è ben sicuro di aver davvero sentito dei passi fuori dalla porta, il rumore avrebbe potuto essere solo un sogno, oppure venire dalla strada, dove le bande stanno ancora lottando nonostante sia quasi l'alba. Ma se Miguel ha imparato qualcosa in questa maledetta città è che la paranoia ti tiene in vita.

Fa scivolare la mano sotto il cuscino e afferra il coltello a serramanico da cui non si separa mai, pronto, ma prima che possa aprirlo una mano si stringe attorno al suo polso, torcendoglielo all'indietro finché non è costretto a mollare la presa. Allo stesso tempo il suo misterioso assalitore gli spinge un ginocchio contro il petto, togliendogli il fiato.

"Sei di pessimo umore appena svegliato, fratello," gli mormora una voce fin troppo familiare all'orecchio.

"Dimitri," dice Miguel, e il nome è quasi un'imprecazione sulle sue labbra.

L'altro ride e il suo fiato, un misto di alcool e fumo di sigarette, solletica la guancia di Miguel. "Ti aspettavi qualcun altro?" chiede Dimitri, beffardo come al solito.

Miguel non si aspettava proprio nessuno, aveva sperato di poter recuperare un po' di sonno arretrato dopo essere rimasto sveglio per quasi quaranta ore di fila. "Che ci fai qui?" chiede. Nulla di buono, immagina.

Invece di rispondere, Dimitri sposta il proprio peso sopra di lui e si allunga per accendere la lampada sul comodino. Miguel sbatte le palpebre per abituarsi alla luce, poi trattiene il fiato. La faccia di Dimitri, solitamente pallida, ha un colorito quasi cadaverico. L'occhio sinistro è semichiuso, circondato da un livido che sta passando dal viola al nero, e la guancia è attraversata da un taglio sottile ma che sanguina ancora.

"I tuoi Devils mi stanno dando del filo da torcere questa settimana," dice Dimitri, passandosi il pollice sulla guancia per bloccare un paio di gocce di sangue che stanno scivolando verso il basso. "Immagino non ci sia modo di convincervi a stare buoni e ad accettare la sconfitta, vero?"

Miguel chiude a pugno la mano ancora libera, ma pure in questo stato Dimitri è più veloce di lui, schivando il colpo e immobilizzandogli entrambe le mani contro il materasso. "Non ci hai ancora sconfitto," Miguel dice, digrignando i denti.

Dimitri ride, con un suono quasi più simile a un rantolo. Un paio di costole rotte, pensa Miguel, e probabilmente sotto al cappotto ha una collezione di lividi che fanno il paio con l'occhio nero. Ma la presa sui suoi polsi è salda, e Miguel non può fare altro che stringere i pugni e cercare di fulminare Dimitri con lo sguardo.

"Rassegnati," dice Dimitri. "La Veggente può aver manipolato le regole in vostro favore, ma non sarà abbastanza per salvarvi dall'inevitabile."

Miguel sa che Dimitri ha ragione. I City Angels hanno ormai più di metà della città nelle loro mani, tutta la zona dal ponte alto al ponte di mezzo e gran parte del quartiere ovest, anche con le condizioni dettate dalla Veggente ci vorrebbe un miracolo per rovesciare le sorti di questa battaglia. Ormai Miguel non crede più ai miracoli.

"Sono spiacente," dice invece. "Non ho la minima intenzione di arrendermi, se vuoi questa città ti toccherà combattere fino all'ultimo secondo."

"Non mi aspettavo nulla di meno da te," Dimitri risponde con un ghigno. "Tu sei sempre stato un osso duro."

Al momento Miguel si sente tutto tranne quello. È fin troppo esposto in questa posizione, disarmato e impossibilitato a muoversi. "Sei venuto per uccidermi?" chiede.

Per tutta risposta Dimitri si china su di lui e lo bacia. La sua bocca sa di tabacco e di sangue, acre e metallico al tempo stesso. Miguel odia il sapore ma non può fare a meno di baciarlo lo stesso, con tutta la disperazione che gli viene dal sapere che questa potrebbe essere l'ultima volta.

"Non ancora," dice Dimitri in un sussurro, e Miguel completa la frase nella propria mente. Non ancora, ma presto. Il loro tempo sta per scadere.

Quando Dimitri fa per baciarlo di nuovo, Miguel si muove di scatto e riesce a liberarsi un polso. Per un attimo Dimitri si sbilancia e perde l'equilibrio. Solo un attimo, ma è più che sufficiente. Miguel si rialza e lo spinge all'indietro, ribaltando le loro posizioni. Ora è Dimitri quello con le spalle contro il materasso, immobilizzato dalla stretta di Miguel.

Il volto di Dimitri, solitamente impassibile, è contratto in una smorfia di dolore. Multiple costole rotte, Miguel ormai ne è sicuro. Ma anche lui sa essere un bastardo quando vuole: stringe la presa malgrado le proteste di Dimitri e si struscia contro di lui e osserva l'espressione sul suo viso, un misto di dolore e piacere che Dimitri non riesce a nascondere.

"Sai," dice Miguel in tono casuale, facendo scorrere la mano libera lungo il fianco di Dimitri, "ti ho sempre odiato."

Quando Miguel gli sbottona i pantaloni, Dimitri ha un sussulto involontario. Sotto ai jeans non indossa nulla. "Anch'io sono sempre stato attratto da te," dice.

Miguel fa scivolare le dita attorno all'erezione di Dimitri e quasi rabbrividisce all'idea che Dimitri è venuto a trovarlo stanotte proprio per questo. Non per combattere, non per scambiarsi insulti, non per parlare del loro destino. Semplicemente perché ha bisogno di Miguel quasi quanto Miguel ha bisogno di lui. Ha bisogno di questo.

"Stammi a sentire quando parlo," Miguel dice, muovendo la mano lentamente. "Ho detto che ti odio, non che sono attratto da te." Dimitri cerca di inarcare la schiena e spingere il bacino verso l'alto per aumentare la frizione, ma la sua posizione attuale non glielo consente. "Sono due cose diverse."

"Neanche poi tanto," replica Dimitri. La sua voce è già roca. "C'è una linea molto sottile fra amore e odio."

Non è quello che Miguel vuole sentirsi dire, non stanotte. Bacerebbe Dimitri per farlo tacere, ma Dimitri inclina la testa di lato e il bacio si posa sull'angolo della sua bocca. Miguel sente di nuovo il sapore di sangue sulle labbra. D'impulso preme un altro bacio, questa volta sulla guancia, e poi altri lungo lo zigomo, seguendo il contorno della ferita.

Quando Dimitri geme e socchiude gli occhi, Miguel lo accontenta, muovendo la mano più rapidamente, al ritmoche fa sempre impazzire Dimitri. Con la lingua traccia la linea del taglio, raccogliendo le ultime gocce di sangue. Basta quello per spingere Dimitri al limite. Viene senza preavviso, mormorando parole in una lingua straniera e qualcosa che sembra il nome di Miguel.

Miguel allenta la presa, perché Dimitri non sembra in condizioni di fare altro se non respirare, e anche quello gli riesce difficile. Di solito non è così. A Miguel non piace ammettere che ha le basi per fare questo paragone, perché questa storia è andata avanti per troppo tempo ormai, ma di solito Dimitri non si lascia mai cogliere di sorpresa in questo modo. Non è mai così indifeso, così invulnerabile, così esposto.

Sanno entrambi che quello di oggi è un caso particolare. Quando Dimitri riapre gli occhi Miguel poggia una mano sulla guancia di Dimitri e si china a baciarlo, lento e languido, come se avessero tutto il tempo del mondo. I primi raggi del sole nascente fanno capolino fra le persiane. È l'ultimo giorno.

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