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Titolo: Giovedì sera
Fandom: X-Men First Class
Personaggi: Charles/Erik
Parole: ~1,500
Rating: PG-13
Avvertimenti: fluff e schmoop e gattini
Riassunto: Modern AU. Un tipico giovedì sera insieme a Charles, Erik e la loro allegra famigliola di gatti
Beta: nessuno
Note: Sequel di Of kittens and teacups and love e di ABC Drabbles. Apparentemente, quando non ho idea di cosa scrivere finisco a scrivere dei gatti. Questa è in italiano, perdonatemi se non ho ancora tradotto le altre ma non ne ho sbatti.



Il giovedì sera Erik tornava sempre a casa di pessimo umore. Di solito era malumore generale, dettato dalla stanchezza che si accumulava verso la fine della settimana e dal cattivo tempo che faceva d'autunno in Massachusset, ma le volte che aveva il laboratorio era ancora peggio. A lui di solito piacevano i laboratori e le altre attività che gli facevano fare esperienze pratiche, ma questo laboratorio sui semicondottori gli sembrava una perdita di tempo. Il professore che lo teneva era considerato uno dei cervelli più brillanti del suo tempo, ma questo accadeva cinquant'anni fa. Adesso era solo un vecchio barbogio che annoiava Erik morte.

Il suo umore non migliorava quando entrava in salotto e scopriva che non solo Charles non era ancora di ritorno dalla biblioteca, ma il gatto Shaw si era impadronito della sua poltrona preferita e non aveva la minima intenzione di andarsene da un'altra parte. Erik aveva provato a farlo sloggiare con ogni mezzo, ma Shaw aveva il vantaggio degli artigli affilati, e Erik non se la sentiva di rischiare di perdere un occhio o un braccio affrontando la belva.

Quindi, il giovedì sera, Erik si rannicchiava sull'altra poltrona, quella ricoperta di tessuto blu sbiadito, morbida e un po' polverosa che piaceva tanto a Raven. Prendeva un libro dallo scaffale e faceva finta di leggerlo. In realtà era così stanco che le parole gli ballavano davanti agli occhi, e passava il tempo sbirciando l'orologio e aspettando il ritorno di Charles. A volte faceva il caffè, giusto per aver qualcosa con cui tenersi occupato, e poi si dimenticava di berlo e il caffè rimaneva a raffreddarsi vicino ai vasi di fiori, dove Raven lo trovava due giorni dopo quando faceva le pulizie.

Erik guardava l'orologio con aria impaziente, anche se sapeva che Charles aveva appena finito le lezioni e non sarebbe tornato a casa prima di mezz'ora. Si alzava per segnare qualcosa sulla lista della spesa, e non riusciva a resistere alla tentazione di avvicinarsi alla finestra e scostare la tenda per spiare in strada e vedere se per caso Charles aveva lasciato l'università in anticipo e stesse già arrivando. (Non succedeva mai, Charles era uno studente modello.)

Poi finalmente Charles arrivava, dopo il tramonto perchè d'autunno il sole calava presto, e rimproverava Erik per non aver acceso le luci ed essere rimasto seduto al buio. Charles era sempre gelato fino alle ossa quando arrivava, nonostante la sciarpa e i mezzi guanti e il colletto della giacca voltato all'insù per ripararsi dal vento. Batteva i piedi e si soffiava sulle mani per riscaldarsele. Non era chiaro quanto Charles fosse veramente freddoloso e quanto facesse finta per impietosire Erik e farsi abbracciare, ma funzionava ogni volta. Erik abbracciava stretto il suo ragazzo e rimanevano così, nella penombra del salotto, mentre i gatti li fissavano con aria indifferente.

Finiva sempre che dopo un po' Raven arrivava a chiedere quando si cenava, e poi si lamentava perchè stavano facendo raffreddare le patatine. Erik diventava paonazzo e si lamentava con Charles e diceva di essere terribilmente imbarazzato e che non l'avrebbe mai più abbracciato, ma la bugia era così palese che Charles non faceva neanche finta di crederci.

Il giovedì Charles arrivava a casa troppo tardi per preparare la cena, e ad Erik era stato proibito di mettersi ai fornelli da solo perchè lasciaav la cucina nel caos più totale, quindi Charles passava a prendere del take-away sulla strada del ritorno. Mangiavano in cucina, direttamente dai contenitori di plastica per non avere piatti da lavare dopo, e Charles cercava di fare il bravo fratello maggiore e chiedeva a Raven cosa avesse fatto a scuola e se aveva imparato qualcosa di interessante e le consigliava un libro da leggere che sembrava interessante.

Raven alzava gli occhi al cielo e si lamentava che Charles si comportava come un vecchio e non sapeva proprio come Erik facesse a sopportarlo e il libro che consigliava era sicuramente un mattone. Faceva sempre cadere l'argomento scuola, anche se a fine anno aveva sempre dei bei voti, quindi Erik immaginava che in fondo fratello e sorella non fossero così diversi come volevano far credere.

Mentre loro parlavano, i gatti giravano sotto il tavolo e cercavano di mendicare avanzi. Erano strutturati come una gang. Havok e Banshee erano i più piccoli e davano la precedenza agli altri, ma Moira si arrabbiava se Riptide cercava di portar via il cibo ai cuccioli. Azazel, il gatto grande, grosso e rosso, la faceva da padrone e mangiava tanto quanto gli altri messi insieme. Ma tutti facevano largo quando passava Shaw, che era il boss indiscusso della situazione. Per sfortuna, Charles non si rendeva conto che il suo gatto era una diabolica mente criminale, e gli passava pezzi di kebab sotto il tavolo e si chinava a grattarlo dietro alle orecchie.

Dopo cena Raven andava nella sua stanza per fare i compiti, anche se Erik sospettava che passasse più tempo su Tumblr che sul suo tema di Inglese, e Charles e Erik avevano campo libero. Per qualche ragione misteriosa, Shaw lasciava libera la poltrona per Charles, ma Charles preferiva accomodarsi sul divano vicino a Erik. Il giovedì erano troppo stanchi per giocare a scacchi o a carte, quindi si limitavano ad accendere la tele e fare zapping finchè non trovavano un film che non era troppo inguardabile.

Charles seguiva il film per un po', poi iniziava a lamentarsi del freddo ad alta voce. Erik commentava che il pelo di gatto era molto caldo e suggeriva di usare il loro branco di gatti come scaldino, ma ne approfittava per spostarsi un po' più vicino a Charles. Quando Raven passava per prendere un bicchier d'acqua dalla cucina o recuperare un libro che aveva lasciato in giro, finiva sempre a prenderli in giro perché erano appiccicati l'uno all'altro. Erik si offendeva tantissimo, ma allo stesso tempo si rifiutava di muoversi perché Charles aveva finalmente smesso di lamentarsi del freddo e le sue mani non erano più gelate. A volte Azazel o Moira battevano Erik sul tempo e saltavano in grembo a Charles, e Charles non si lamentava così tanto del freddo, ma Erik se ne infischiava e finiva comunque ad avvinghiarsi a Charles come un polipo.

Entro l'inizio della seconda parte, Charles e Erik decidevano invariabilmente che quel film era la peggior schifezza mai esistita, e si ripromettevano di noleggiare un film per non ritrovarsi in quella situazione la settimana dopo. (Non succedeva mai, se ne dimenticavano entrambi.) Però Charles era testardo e non gli piaceva lasciare i film a metà, neanche i film terribili che guardavano sempre il giovedì sera, così finivano a chiacchierare del più e del meno mentre sullo schermo un'improbabile analista della CIA trafficava con una bomba costruita da qualcuno che non aveva mai visto una vera bomba in vita sua.

Finivano a parlare del tempo perché, con grande orrore di Erik, Charles e Erik erano una di quelle coppie che parlavano del tempo. Charles si lamentava del freddo e della pioggia e proponeva di fare un weekend al mare e prendere il sole sulla spiaggia. Erik gli dava corda, anche se sapeva che avrebbero passato il weekend chiusi in casa a studiare come al solito. Però a Charles piaceva fare castelli in aria, e a Erik piaceva vedere gli occhi di Charles che si illuminavano quando faceva castelli in aria. Una volta Charles si era chiesto dove trovare una frusta da Indiana Jones per il suo costume di Halloween. Per fortuna se n'era dimenticato quando Erik si era alzato per prendere da bere ed era inciampato sul gatto Shawn. Charles sarebbe stato capace di insistere che Erik si vestisse da fidanzata di Indiana Jones per accompagnarlo.

Shaw, però, si divertiva fin troppo a far inciampare Erik. Si appostava nell'ombra e aspettava il suo momento. Erik tornava verso il divano con due bicchieri di scotch (pieni solo fino a metà perchè il giorno dopo avevano lezione e stavano facendo gli adulti responsabili) e faceva molta attenzione a dove metteva i piedi. Poi, quando Erik si credeva al sicuro e faceva per passare un bicchiere a Charles, il gatto sbucava dal nulla e si lanciava contro le sue gambe. Erik malediceva il gatto in tre lingue diverse, e Charles se la rideva nel bicchiere.

Di solito Erik si addormentava poco prima dei titoli di coda, con la testa appoggiata sulla spalla di Charles e un filo di saliva all'angolo della bocca. Charles lo lasciava dormire e aspettava fino alla fine dei titoli di coda prima di spegnere la tele. Poi scuoteva Erik per una spalla e lo spingeva verso la camera da letto, perchè Erik era così stanco che se l'avessero lasciato fare sarebbe volentieri rimasto a dormire sul divano.

Erik infilava il pigiama mentre Charles si lavava i denti. A volte Charles proponeva di regalargli un pigiama nuovo, ma per fortuna non aveva ancora messo in atto la minaccia. Il pigiama di Erik era vecchio e sdrucito, ma ancora confortevolissimo, e Erik rabbrividiva all'idea di buttarlo via. Poi si infilavano sotto le coperte e Charles puntava la sveglia e augurava la buonanotte a Erik. Ad Erik veniva sempre un nodo in gola perché non era ancora riuscito del tutto ad abituarsi a tutto questo, a Charles, a loro due insieme, ai loro stupidissimi gatti. Poi Azazel s'intrufolava in camera e saltava sul letto anche lui, acciambellandosi contro alle gambe di Erik. Lui mormorava buonanotte e spegneva la luce, e si addormentava con le braccia attorno alla vita di Charles.

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