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Titolo: Solo un graffio
Fandom: Castle
Personaggi: Beckett, Castle, Ryan, Esposito
Parole: ~850
Rating: PG
Avvertimenti: nessuno
Riassunto: Nel quale Beckett si fa male e Castle ha una reazione sproporzionata.
Beta: nessuno
Note: Scritta per il prompt 64 (dialogo: "Ma quello è sangue?") della maritombola @
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Successe in un lampo. Stavano facendo domande di routine nel salotto di uno dei testimoni quando si accorsero che questi si stava palesemente contraddicendo a proposito del suo alibi.
Beckett e Castle si lanciarono uno sguardo d'intesa mentre entrambi giungevano alla stessa conclusione. Il caso avrebbe potuto non essere così difficile da risolvere dopotutto. Il loro testimone (correzione: sospetto-barra-colpevole) sembrava condividere quel pensiero poichè si buttò verso la porta spingendo Beckett da parte.
Venne presa alla sprovvista e cadde contro una pianta in vaso, atterrando in una pioggia di foglie e terriccio e cocci di vaso. In un secondo era di nuovo in piedi, chiamando i rinforzi e facendo segno a Castle di seguirla mentre correva dietro al loro uomo.
Era un edificio vecchio e l'ascensore era rotto. Castle aveva protestato per tutti e sei i piani di scale mentre stavano salendo ma adesso questo era diventato un vantaggio per loro. Quell'uomo aveva dovuto scendere per le scale, e Beckett poteva ancora raggiungerlo. Poteva sentire i passi pesanti del loro sospetto solo un paio di piani più in basso. Beckett scese i gradini a due a due, lasciando indietro il suo scrittore preferito.
A suo credito, il sospetto era più veloce di quel che si sarebbe aspettata. Nonostante un pancione enorme e il fatto che probabilmente non aveva lasciato il divano negli ultimi dieci anni a parte che per uccidere suo cugino, riuscì a raggiungere l'esterno dell'edificio prima che Beckett lo placcasse al suolo e lo ammanettasse.
Le uniformi arrivarono nello stesso momento in cui Castle uscì dal portone dell'edificio, sembrando quasi senza fiato. Lui mise il broncio quando si accorse che era già tutto finito.
"Fuori forma, Castle?" Beckett lo prese in giro, tenendo d'occhio il loro uomo che stava venendo portato via in un'auto della polizia.
Castle stava per rispondere quando il suo sguardo si posò sul braccio di Beckett. "Oh. Mio. Dio," disse. Forse Beckett stava passando troppo tempo con lui, perchè sentì chiaramente i punti nella sua frase. "Ma quello è sangue?"
Beckett guardò in basso e, nessun dubbio, c'era un taglio lungo e sottile sul suo avambraccio. "Dev'essere stato quando sono caduta e quel vaso si è rotto," disse, esaminando cautamente la sua camicia strappata. Non l'aveva neanche visto finchè Castle non gliel'aveva fatto notare. "Non fa tanto male."
"Stai sanguinando," Castle insistette. La guardò come se lei fosse fuori di testa, scrutando il suo braccio, poi iniziò a frugarsi in tasca. "Hai un fazzoletto? Dobbiamo bendarlo finchè non arriva l'ambulanza!"
Beckett lo fissò. "No, non ho un fazzoletto," rispose, impassibile. "Non mi serve, ha già smesso di sanguinare. E comunque non c'è nessuna ambulanza!"
"Giusto, devo chiamare un'ambulanza," Castle mormorò, afferrando il suo Blackberry.
"Ambulanza? È tutto a posto?"
Adesso anche Ryan ed Esposito erano arrivati, e prima che Beckett potesse spiegare che questo era solo un'altra conseguenza dell'immaginazione sfrenata di Castle questi aveva già afferrato Ryan per le spalle. "Dobbiamo portare Beckett in ospedale, subito!"
Ryan ed Esposito le diedero due sguardi coordinati di preoccupazione e le venne da prendere Castle a schiaffi per far stare in pensiero tutti quanti per nessuna ragione.
"Ragazzi, sto bene," esclamò, alzando il braccio. "È solo un graffio, vedere? Castle, smettila di esagerare sempre tutto quanto."
Esposito le diede un'occhiata attenta e tirò un sospiro di sollievo. "Daremo un'occhiata al suo appartamento, in caso abbia lasciato in giro l'arma del delitto. Vieni?" aggiunse, dando una pacca sulla spalla di Ryan.
Lo sguardo di Ryan passò da Beckett a Esposito a Castle, che stava ancora guardando Beckett come se potesse svenire da un momento all'altro.
"Se stessi indossando una cravatta," Castle disse aggrottando la fronte, "potrei usare la cravatta come benda." Beckett sbuffò.
"Dovresti bendarlo, però," Ryan disse a Beckett. Produsse un fazzoletto grande dalla tasca e lo diede al detective. "Ecco."
Espositò alzò un sopracciglio e Ryan sembrò imbarazzato. "Mia mamma non mi faceva uscire di casa se non avevo il mio fazzoletto," spiegò.
"Sto bene, davvero," Beckett insistè, con l'aria poco convinta. Castle la ignorò. "Ho un kit di pronto soccorso in ufficio."
Castle afferrò il fazzoletto e lo aprì platealmente, piegandolo in una striscia sottile. "Dovrei ricordarmi di potarmi sempre in giro un fazzoletto," mormorò fra sè e sè.
Ryan ed Esposito si incamminarono, con Ryan che si girò per lanciare un'ultima occhiata a Beckett da sopra la spalla, e Beckett aggrottò le ciglia. "Devi smetterla di essere sempre così drammatico a proposito di tutto quanto," disse a Castle. "Sto bene, guarda, non sta più sanguinando. La cosa peggiore è la camicia," aggiunse con un po' di rammarico. Era abituata a non affezionarsi ai suoi vestiti proprio a causa di incidenti come questo, ma le piaceva quella camicia.
Castle la guardò con la faccia del cane soccorritore più bistrattato del mondo. "Per favore lascia che bendi la tua ferita," disse, sventolando il fazzoletto di Ryan. "Ti comprerò una camicia nuova se vuoi. Però, per favore."
"Va bene," Beckett sospirò. Alzò il braccio. "Per la cronaca, però, non sto morendo dissanguata."
"Come dici tu," Castle rispose, avvolgendo con cautela la benda improvvisata sui resti sbrindellati della sua manica.