renrenren3: (SPN * not drunk enough)
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Titolo: Ren in Wonderland
Fandom: Originale
Personaggi: Ren, tutttti i finalisti del Reality Challenge, Mame, la Pina e le pecore
Parole: ~1,700
Rating: PG-13
Avvertimenti: follia pura, AU, threesome, 'e cose sozze come dice la Pina
Riassunto: Ren finisce nel paese delle meraviglie, che visti gli abitanti potrebbe benissimo essere ribattezzato paese delle orge.
Beta: nessuno
Note: I REGRET NOTHING (again). Scritta per la finale del Reality Challenge. Il mio scopo era quello di arrivare in finale, forse perché sapevo quanto sarebbe stato figo quest'ultimo prompt. Quindi adesso posso collassare sulla tastiera e aspettare il televoto, comunque vada è stata una vittoria arrivare in fondo. AMOVI TUTTI.



Ren era seduta sulla riva del mare a scrivere. Se n'era anche andata fino in Sardegna nella speranza che la natura le desse l'ispirazione, ma questa si era rivelata una pessima idea perché tutti parlavano con un accento incomprensibile e le pecore cercavano di mangiarle il blocco per appunti. All'improvviso, Ren vide passare una coniglietta di Playboy con un costume bianco. Era apparsa all'improvviso, come per magia, e stava guardando l'orologio e borbottando fra sè, "Povera me! Povera me! Arriverò in ritardo!"

"Che fretta c'è?" chiese Ren, che si sentiva stanca solo a vedere tutta quell'agitazione.

"Non c'è tempo per spiegare," disse la coniglietta. "Arriverò in ritardo all'orgia!"

Questo fece drizzare le orecchie a Ren, che per principio non diceva mai di no a nulla, specie se si includeva una bella coniglietta, però lei era lenta a correre. "Aspettami!" gridò alla coniglietta, che si stava già allontanando.

Lei fece segno a Ren di affrettarsi. "Più si è, meglio è, ma fai presto!" disse. Poi agitò la codina e saltò in una tana di coniglio che Ren non aveva neanche notato.

Ren saltò anche lei nella tana e cadde in un buco gigantesco. Della coniglietta non c'era nessuna traccia.

"Ecco, scema te," si disse Ren dopo un po', perché il buco sembrava infinito e lei non aveva nulla da fare se non cadere, e si annoiava molto in fretta. "Cosa ti passa per la testa di saltare in una tana di conigli? Chissà cosa mi succederà adesso? Dove finirò? Spero ci sia del cibo in fondo a questo buco, ho fame."

Poi Ren raggiunse il fondo, e dato che stava facendo le capriole a mezz'aria, cadde sulla testa e si fece un bernoccolo. Però era già tonta di partenza e quindi non ci furono grandi cambiamenti rispetto a prima.

Ren si mise seduta e vide che era in una stanza in cui c'era solo un tavolino e una porticina minuscola sulla parete opposta. Sul tavolino c'erano delle caramelle e una chiave, però Ren ignorò tutto il resto e si mise a divorare le caramelle senza alcun ritegno, anche se per quel che ne sapeva potevano essere medicine o droghe. All'improvviso, Ren iniziò a diventare piccola piccola, finchè non raggiunse le stesse dimensioni di una formica.

Questo non la turbò più di tanto, la seccava solo essere così piccola perché non riusciva più a raggiungere il tavolo e c'era rimasta sopra ancora una caramella che ormai non poteva più mangiare. Allora andò verso la porta, ed era così piccola che riuscì addirittura a passare sotto alla fessura fra legno e pavimento. Dall'altra parte c'era un giardino con dei fiori giganteschi. O almeno questo è quello che pensava Ren, in realtà i fiori erano normali e lei era diventata piccola, ma quella parte lei se l'era già dimenticata perché era tonta.

Cammina cammina, Ren raggiunse un incrocio in mezzo a una foresta e incontrò Sirio A. e Sirio B., che parlavano in unisono ed erano vestiti uguali. "Dove stai andando?" le chiesero i Sirii.

"Non lo so," rispose Ren. "Sto cercando una coniglietta bianca."

"Oh, sta cercando una coniglietta bianca!" disse Sirio A. (o forse era Sirio B.) e poi ammiccò.

"Perché stai cercando una coniglietta bianca?" chiese Sirio B. (o Sirio A., insomma, l'altro Sirio).

"Perché è gnocca e mi ha promesso che ci sarà un'orgia," rispose Ren.

I Sirii annuirono. "Ah bè, allora capisco," disse Sirio B. "Di sicuro quella ragazza è Deanna. Veniamo anche noi, così ti mostriamo la strada."

"E ci uniamo all'orgia," disse Sirio A., fingendo un colpo di tosse per niente convincente.

"È da questa parte," disse Sirio B., indicando a destra.

"È da questa parte," disse Sirio A., indicando a sinistra.

Si guardarono male e si misero a litigare. Ren non sapeva se intromettersi o meno, perché i due sembravano sul punto di mettersi le mani addosso. Poi Sirio A. mise una mano nelle mutande di Sirio B. e i due si misero a limonare e Ren decise che poteva anche andarsene.

Ren si incamminò in una direzione a caso, perché tanto si era già persa. Dopo un po' uscì dalla foresta e vide una casa, e quindi decise di andare a chiedere informazioni lì, o ancora meglio scroccargli la merenda. Davanti alla casa c'era una lunga tavola imbandita a cui erano sedute un paio di persone. Ren si rallegrò molto alla vista di un paio di orecchie da coniglio, ma purtroppo era solo Giuseppe che stava pagando pegno perché aveva perso una scommessa con i due Sirii.

L'altro ragazzo si alzò immediatamente alla vista di Ren. "Bonjour," disse, alzando il cappello per salutare. Era un cappello molto buffo. "Il mio nome è Françoise, e tu chi sei? Non ti ho mai visto da queste parti, e io conosco tutti quanti," aggiunse facendo l'occhiolino.

"Stavo cercando la coniglietta Deanna," disse Ren. Françoise la spinse verso una sedia e la fece sedere vicino a Giuseppe.

"Accomodati, accomodati!" esclamò Françoise. "Non c'è fretta. Prendi una tazza di tè."

Ren amava il tè più di ogni altra cosa. "Sento che noi andremo molto d'accordo," disse, e poi tracannò ventordici tazze di tè. "Mi piace il tuo cappello."

"Grazie," disse Françoise. "È un regalo del mio amico, l'alieno Mame."

Poi Ren si ricordò che stava cercando Deanna. "Voi due sapete mica dove posso trovare un'orgia da queste parti?" chiese.

Françoise fece una risatina. "Cheri, ovunque ci sono io c'è un'orgia," disse.

Giuseppe fece notare che non c'erano abbastanza persone, e più che una cosa a tre non si poteva fare, ma poi disse che per lui andava bene lo stesso.

Ren preferiva il tè al sesso, perché era una ragazza strana, ma poi Giuseppe e Françoise unirono le forze e le sfilarono le mutande, e lei cambiò idea.

Due ore e mezzo sono un tempo lunghissimo. Almeno questa era l'opinione di Ren, che era del tutto priva di pazienza, però in quel caso il tempo passò rapidamente e allegramente. Poi i tre emersero da sotto il tavolo e si rivestirono, a parte Françoise a cui non dava fastidio rimanere all'aperto tutto nudo a parte il cappello.

Mentre Giuseppe si allacciava la cintura, disse a Ren che probabilmente avrebbe trovato Deanna al castello. "Devi prendere questa strada e svoltare a destra all'incrocio," spiegò. "Bla bla bla."

In realtà non disse "bla bla bla", diede a Ren informazioni molto precise e dettagliate, però Ren aveva una memoria pessima e si scordò immediatamente tutto quanto.

Salutò Giuseppe e Françoise che stavano già iniziando il secondo round, svoltò a sinistra all'incrocio, e si perse di nuovo.

Gira e rigira, Ren ritornò nel giardino con i fiori giganteschi e trovò un fungo gigantesco. Sopra al fungo c'era un bozzolo, e nel bozzolo c'era Daniel, che era caduto in depressione profonda perché la sua ragazza era dovuta andar via per lavoro.

"Scusa, sai dirmi qual è la strada che porta all'orgia?" chiese Ren.

Daniel fece capolino e la guardò con aria scandalizzata. "Guarda che io non sono mica come quegli altri che vivono da queste parti," disse. "Se vuoi un consiglio, io starei alla larga dai tipi del castello e dalle loro orge."

"Troppo tardi," disse Ren.

Il bruco Daniel fece un sospirone. "Lascia che ti dia un consiglio," disse. "Aren't you going to open it? You should apologize to her. Don't worry, she'll be just fine. I'm sure that, if you ask nicely, she'll be very happy to tell you. Might be that you'll find something else too. I don't know if you noticed, I'm sort of making it up as I go along."

"...Eh?" disse Ren, che capiva l'inglese solo se c'erano i sottotitoli.

Daniel si ritirò. "Questo è tutto," disse, la voce un po' attutita dagli strati di cotone, o qualsiasi cosa formasse il suo gigantesco bozzolo. "La vita è un'altalena di emozioni in tempesta. Ricorda! Crederci sempre, arrendersi mai!"

"Ma che cavolo vuol dire?!" strillò Ren. Non ci fu risposta, perché Daniel aveva messo la musica a palla e stava scrivendo poesie da mandare ad Annika.

Ren si incamminò di nuovo in una direzione a caso, e questa volta riuscì miracolosamente a raggiungere il castello.

Deanna le venne incontro al portone. "Finalmente, pensavo non saresti arrivata in tempo," disse, prendendola per mano e trascinandola in giardino. "Presto, Laurence sta per arrivare ed è furioso!"

Laurence entrò, con grandi squilli di tromba e fischi. Indossava un bel vestito rosso e calze a rete, grazie al fatto che pure lui aveva perso una scommessa con i Sirii.

"Non so perché gli dia così tanto fastidio," disse Ren. "Quel vestito gli sta benissimo e gli mette in bella mostra il didietro."

Laurence la sentì e non la prese bene. "Decapitatela!" strillò.

"Mais non!" disse Françoise, che era arrivato per unirsi anche lui all'orgia. "Non si decapita la gente, qui a nessuno piacciono deathfic e necrofilia." L'arrivo di Françoise suscitò un certo scalpore perché non si era ancora rivestito. Intanto Giuseppe (che aveva l'aria tranquilla ma anche lui era abbonato alle orge) prese da parte e Ren e le disse di non preoccuparsi se Laurence o la regina ordinavano una decapitazione. Non succedeva mai, se ne dimenticavano entrambi.

"Io pensavo che Laurence fosse la regina," disse Ren.

Giuseppe scosse la testa. "Ma va, la regina è la regina zia Pina," disse.

In quel momento arrivò la zia Pina, che in effetti aveva più l'aria da regina di Laurence, indossava la corona e aveva dei modi molto più antiquati e regali.

"'Mbe?" disse la regina zia Pina. "Che cce fate voi qua ner mio giardino? Stavate ammo' a fare 'e cose sozze? Nun se pò, io so' la regina, mica l'urtima delle serve. Via tutti o ve faccio decapitare," disse, agitando lo scettro in aria e colpendo quelli che le stavano intorno per farli allontanare.

"Ahia," disse Ren, coprendosi la testa con le mani per difendersi.

"Svejate," disse la zia Pina, scrollandola per una spalla.

Ren aprì gli occhi e si ritrovò su una spiaggia della Sardegna, con la zia Pina e una pecora che la guardavano male.

"Te prenderai 'n malanno si stai a dormi' qui," le disse la zia Pina.

"Ho fatto un sogno stranissimo," disse Ren, sfregandosi gli occhi e rimpiangendo di essere stata svegliata proprio sul più bello.

La zia Pina annuì. "Se, se. Zi' Pinuccia sa che sogni fate voi. Nun vojo senti' altro, c'ho da lavora'." Poi se ne andò.

Ren si strinse sulle spalle, trovò un blocco per appunti che le pecore non avevano ancora mangiato del tutto, e si mise a scrivere.
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