renrenren3: (REN)
Ren ([personal profile] renrenren3) wrote in [community profile] literen2011-10-07 12:53 am

FIC * Senza parole * Originale

Titolo: Senza parole
Fandom: Originale
Personaggi: Ren, le galline del tugurio, Françoise che riesce in qualche modo a infilarsi ovunque, l'alieno Mame, i biscotti di Giulio
Parole: ~5,000
Rating: PG-13
Avvertimenti: follia pura
Riassunto: Ren ha 24 ore per scrivere qualcosa o sarà sbattuta fuori dalla casa. Ren scrive qualcosa.
Beta: nessuno
Note: I REGRET NOTHING.

Lo so che finirà
Ho sempre un chiodo fisso nella testa
Si lo so che tutto questo non è giusto
Ma prima o poi succederà
E ci saranno giorni senza sole
Senza più parole
-- Lo So Che Finirà,
Anna Tatangelo



Ren cade dal divano, violentemente, di testa, non appena la conduttrice dice il suo nome.

"Terza in classifica, ma che cavolo, non questa settimana!" sbotta di fronte alla confession camera. "Stavolta mi sono pure fatta un culo così, non ho quasi più voce per lamentarmi, guarda, non so cosa dire, mi sono ascoltata Britney Spears così tante volte che mi sembra di sentirla ancora. You will find it out don't worry... I can't heeelp... the way... I feeel!"

Tossicchia un attimo e si ricompone.

"Insomma, voglio dire. Io qui sto facendo del mio meglio. Che altro devo fare? Ditemelo voi?"

I suoi interlocutori, le galline del tugurio, la squadrano con aria decisamente poco convinta. Poi Ren si ricorda che nel reality lei stava interpretando la parte della, cos'aveva detto l'intervistatore, ah sì, cazzeggiatrice folle. Lo sclero di mezzanotte mal si addice al ruolo, quindi Ren si ripiglia, scrolla la testa e si chiude in camera per cercare di affrontare la prova ballottaggio.

Cazzo, la prova ballottaggio.

Non è mica facile scrivere una storia in una settimana, figuriamoci in un giorno solo, e adesso la produzione è saltata fuori con la bella idea della prova a tempo. Però bisogna anche scrivere tanto. È un po' come far sedere i concorrenti su un blocco di dinamite e chiedere loro di schiacciare un bottone a caso. Che fai? Ci metti tutte le 24 ore e scrivi tanto? Caghi cinquecento parole in tutta fretta sperando che nessuno ti batta sul tempo? O un misto delle due? Intanto che decidi, tic toc, il tempo passa. Ren almeno ha la consolazione di aver scritto tanto in settimana e questo è un piccolo vantaggio, ma non è neanche remotamente abbastanza.

Ren aveva tanti sogni e speranze, prima di entrare nella casa. Certo, c'era anche la speranza di avere cibo e alloggio gratis per un paio di mesetti. Non giudicate, lei è uno studente squattrinato come tanti e preferisce risparmiare i soldi per metterli a buon frutto in seguito, per esempio investendo nelle massicce quantità di alcool che senza dubbio serviranno per riprendersi dall'esperienza. E poi Ren aveva il sogno di prender parte a una threesome, e in questo senso le è andata anche meglio del previsto perché se ricordate, l'altra settimana...

No, cazzo, non distrarti Ren! Lei ci prova, a scrivere, ma proprio non le riesce bene. Si mette davanti al foglio piena di idee e ha la certezza di stare per venirsene fuori con il prossimo grande romanzo di successo, tipo Harry Potter all'italiana ma con più porn e coppie gay che limonano ad random, e magari degli stegosauri in un capitolo perché gli stegosauri sono belli, e... Ecco, ci risiamo. S'è messa a pensare ad altro e l'ispirazione se n'è andata. Succede sempre così, inevitabilmente, e Ren ormai c'è rassegnata. Si alza, si stiracchia le gambe, va in bagno a far pipì, nota che qualcuno ha di nuovo lasciato la tavoletta del water sollevata e si fa un appunto mentale di fare un cazziatone a Françoise la prossima volta che lo vede perché di sicuro è stato lui. (Tanto, tempo di far pipì e lavarsi le mani, se n'è già dimenticata.)

Poi Ren va in cucina e si lamenta con le galline perché tutto il tè della casa è quella pessima cosa solubile di qualità infima, che veramente lei non darebbe da bere neanche ai polli. Si fa una tazza di tè lo stesso, perché senza tè non si vive, e torna in camera.

Totale di parole scritte nelle ultime ore: due e mezza. Ren guarda la mezza parole sul foglio, "res" e si chiede perché cavolo ha lasciato una parola a metà, le pesava così tanto la matita che non riusciva ad andare avanti? Poi si chiede quale fosse la parola che stesse cercando di scrivere. Restituzione? Respinto? Respiro? Resto? Ressa? Res, magari, per dar sfoggio di latino? Le galline non sono di nessun aiuto, così Ren cancella tutto quanto e riparte da zero.

Il prompt è il più scrauso di tutti i prompt mai inventati da un programma ideato da gente che di professione rende la vita difficile ad altra gente. Invece che invogliare a scrivere, fa venir voglia di prendere tutti i fogli e i libri e il materiale cartaceo assortito della casa e di dargli fuoco. Il prompt della settimana scorsa faceva venire l'orticaria, ma Ren camminerebbe in ginocchio sui carboni ardenti se solo potesse riavere il prompt della settimana scorsa, che a confronto con questo è un paragone di bellezza. Ren odia questo prompt. Ren è del tutto priva di idee. Questa settimana non c'è niente da fare.

Intanto il tempo passa. Mentre la prova è in corso lei non incontra nessuno degli altri inquilini. Sono tutti occupati a scrivere in silenzio, con l'occasionale strillo di disperazione che echeggia fra le pareti e i mobili in stile trash Ikea dell'appartamento. Nonostante ciò, Ren ha la ferma convinzione che stiano tutti scrivendo come dannati. Gli altri sono veri scrittori. Riescono a sfornare migliaia di parole ogni settimana sui temi più improponibili, e poi a mano a mano che finiscono si spostano nel salotto e collassano sul divano in vari stati di comatosità.

Ren no, lei si riduce ogni settimana alle undici e cinquantacinque minuti, quando la conduttrice è già lì che minaccia di strapparle il manoscritto dalle mani, come le prof del liceo più sadiche durante il compito in classe di italiano. E lei supplica, dai, ancora un minuto, posso ancora scrivere qualche parola, perché ovviamente è negli ultimi minuti che le viene l'ispirazione, ma l'orologio è implacabile. Alla mezzanotte suona il timer del forno, perché siamo tecnologicissimi, ma anche a basso costo, e perché spendere per avere un count down normale quando il timer del forno si può anche usare per avvisare quando i biscotti sono pronti. E quando suona il timer, giù le penne, e anche le matite, dai Ren non stare a discutere, ormai è tardi.

Lei, eterna ottimista e poco in grado di fare i conti, spera ancora di esser salva, che magari stavolta ha scritto abbastanza parole, ma no. Niente da fare. E così iniziano ancora ventiquattr'ore di panico in cui Ren vorrebbe scrivere, vorrebbe scrivere come una disperata senza neanche mangiare o dormire, andando avanti a forza di caffeina e inchiostro, perché scrivere è la sua vita, ma ha il terrore di non farcela. C'è quella pagina, quella orrenda pagina bianca che la manda nel panico perché Ren non sa mica che ce la farà. Prima o poi non scriverà abbastanza, sarà in ritardo di qualche minuto di troppo, ci sarà un contrattempo e lei rimarrà lì, con tutte le parole in testa e nessuna sul foglio, e la conduttrice farà la sua solita faccia finta-triste delle eliminazioni e dirà mi dispiace...

Ma non questa settimana, cazzo. Non questa settimana.


Per me non finiranno mai quegli annni amari
Ci sono giorni dentro te da ricordare
Ci sarà sempre il tuo passato nel futuro
Che non potrò capire
Se a te quel vecchio amore non ti fa più male
A me mi fa soffrire



O magari questa settimana sì, che ne sai lei, Ren non è mai stata molto decisionista. È una di quelle persone che non sono proprio portate per i reality. "Tu ti senti in grado di vincere?" le ha chiesto l'intervistatore una volta, e lei, incapace proprio di mentire, aveva balbettato qualcosa del tipo, "Ma no, io, vincere il Reality Challenge, ma che scherzi? Io proprio non ne sarei capace, diciamo che mi piacerebbe arrivare fino a metà, ecco. Perché io credo di essere bravina, sai, ma vincere tutta la baracca no." Aveva dato una risposta così. Solo con più pause in mezzo, e uhm e ehm, perché Ren non è molto coerente quando parla, e poi tende a mugugnare. Una delle ragioni per cui quest'intervista non è neanche stata trasmessa, e in generale Ren di air time ne ha pochissimo.

Adesso magari diventerà famosa. Famosa, oppure famigerata, chissà. Intanto è già finita al ballottaggio due volte, e pure due volte di fila. La prima volta era facile perché bastava scrivere una storiella di neanche mille parole. Questa seconda volta Ren pensava di salvarsi scrivendo qualcosa in fretta e furia, una drabble sulla tragica storia d'amore della gallina Tiziana e della gallina Ermenegilda, che prima stava con Tiziana ma poi se n'è andata a deporre le uova da un'altra parte e si sospetta che di nascosto se la stia facendo con la gallina Cesarina. Succedono cose turpi nel tugurio!

Ma eravamo rimasti a Ren e al suo ballottaggio. Si, insomma, lei si era fatta tutti i suoi conti. Le piacciono i numeri, anche più delle parole perché è più difficile rimanere a corto di numeri. Tot parole, in tot minuti, epica storia delle galline, zac, salva al ballottaggio. Poi però è saltato fuori che Laurence era salvo automaticamente per non si sa bene quale ragione. Sì, insomma, si sa, ma a Ren non interessa molto. C'era stata una spiegazione molto barbosa e Ren si era addormentata perché aveva passato le ultime 48 ore a scrivere, e l'aveva svegliata AIgor scrollandola per la spalla e ordinandole di andare a scrivere. Cosa che Ren aveva fatto, salvo fermarsi dopo aver scritto quattro parole e un terzo per chiedersi come si coniugasse il verbo "accovacciare", e poi se n'era tornata in cucina ad affogare i dispiaceri in una tazza di quella brodaglia immonda che nella casa osano chiamare tè.

Veramente, varrebbe la pena di essere eliminata solo per non dover più bere questa schifezza. Oppure per mandare un messaggio alla produzione, perché la loro organizzazione è terribile. E come si fa a cambiare le regole a metà ballottaggio. E i prompt sono veramente sadici. E dove sono i biscotti. Ren torna dalla confession cam per fare una scenata. Si scrive tutto il discorso nella sua mente, con tanto di pause drammatiche e sguardi imploranti e finte lacrimucce. Fa la faccina triste e inizia, "Ce l'hanno tutti con me, non è giusto! Voglio andare a casa! Sono finiti i biscotti!" Questo grande capolavoro di arte oratoria sembrava molto più epico quando se lo stava immaginando, anche perché quando Ren prova a piangere le riesce solo di farsi venire il singhiozzo. Così rinuncia alla scenata e torna in camera insieme alla gallina Tiziana, che pure è di malumore per i suoi problemi di cuore, e mettono su musica lacrimevole a tutto volume nonostante siano le due di notte e gli altri dormono. Ben gli sta, così imparano a salvarsi al ballottaggio e lasciare nella cacca la povera Ren.

Poi le viene in mente che lo scopo della prova ballottaggio è scrivere e al momento il suo totale è di quattro parole e un terzo. Ren torna al suo foglio, ma la gallina Tiziana ci ha fatto sopra un ovetto. Ren contempla l'ovetto, poi va in cucina e si fa una frittatina al prosciutto. E una tazza di tè, perché sarà pure infimo ma non si può stare senza tè. La gallina Tiziana scoppia in lacrime alla vista della frittata e scappa via. A questo punto Ren non è più molto sicura di quello che sta succedendo perché chissà se le galline possono piangere davvero, non è che gli mancano i condotti lacrimari o altri organi fondamentali, però poi si ricorda che le galline erano state addestrate a suo tempo dall'alieno Mame e si rassicura. Tutto normale. Ren mangia la frittatina e beve il tè.

Il blocco dello scrittore, così come gli altri traumi, ha le sue fasi. Ren è già passata attraverso la rabbia (brutta stronza di una musa, che mai ti ho fatto di male, se non ti palesi in questo istante ti faccio vedere io), il rimorso (no mi spiace, non volevo, dammi almeno un'idea, un plot bunny piccino piccino, ti supplico), e il tentativo disperato di sedersi davanti a un foglio e scrivere qualsiasi cosa le passi per la testa (...no, vuoto totale). La fase che sta attraversando Ren in questo momento è il diniego. Ren sta accuratamente evitando di pensare allo scrivere, alle storie, ai plot, ai personaggi. Non perché spera che inopinatamente le venga l'idea per il grande romanzo italiano di questo secolo, no, semplicemente perché solo a pensare al blocco dello scrittore le viene il magone.

Blocco. Non è una bella parola. A Ren fa venire in mente un gigantesco macigno, oppure un cubo di granito grigio, che le cade in testa dall'alto e la schiacchia. Non è esattamente l'immagine mentale più bella del mondo, quindi Ren fa finta di niente e, alla struzzo, si illude che se smette di pensarci la scadenza e la storia e il reality smetteranno di esistere come per magia. Ovviamente questo non funziona. Ren si gode ancora un'oretta di pace e poi raggiunge l'ultima fase del trauma: il panico più totale.

Quando la scadenza incombe e il numero di parole del manoscritto è strettamente inferiore al numero di parole della lista della spesa, Ren ha parecchie idee una dopo l'altra, tutte discutibili barra improponibili barra che cosa vai a pensare scordatelo che è per il tuo bene. Queste idee includono consegnare la lista della spesa, fingere la propria morte causa overdose di tè, fare una telefonata anonima ai carabinieri per segnalare una bomba nella casa e di conseguenza farla evacuare, effettivamente piazzare una bomba nella casa, volare alle Bermuda, farsi suora, altro (scrivere nei trattini). Ren fa una lista ordinata e lascia molti trattini perché è sicura che c'è una qualche idea che può salvarla da questa situazione veramente intenibile, però al momento non le è ancora venuta in mente. Ha scritto, in margine al foglio "scrivere?" con un bel punto di domanda perché in effetti non è sicura che funzionerebbe, insomma, era giusto una cosa buttata lì. Alla fine lo cancella perché, no, l'idea delle Bermuda è molto più attraente.

Poi, bam, dal nulla appare l'idea. Ren è sicura che quando fra qualche anno faranno il film della sua vita (con Karen Gillan nella sua parte, solo che dovrà farsi i capelli biondi e lisci) in sottofondo a questa scena ci metteranno un coro di alleluia. O magari la cavalcata delle Valchirie. Le viene quasi da scrivere lei il copione della scena per essere sicuri che venga bene come dice lei, ma poi si blocca. Fermi tutti. Non distraiamoci ora. Lei ha avuto l'idea, l'idea per la storia, l'idea che sta cercando disperatamente da ore, e non ha intenzione di lascarsela scappare proprio adesso. Prende un foglio nuovo e in cima alla pagina scrive, bello in grande, in stampatello maiuscolo un po' storto perché i suoi fogli non hanno le righe e le viene sempre da scrivere di traverso. "GALLINE INNAMORATE 2 IL RITORNO DELLA LEGGENDA DELLA VENDETTA. UNA TRAGICA STORIA D'AMORE E DI POLLAME AMBIENTATA NEL MAGICO SFONDO DELLE BERMUDA."

Habemus Tramam. Questo è il prossimo grande romanzo italiano, altro che Harry Potter. Le vien voglia di scriverlo in inglese, così non c'è bisogno di tradurlo e può iniziare da subito a scalare la classifica del New York Times.


Lo so che finirà
Ma resterà per sempre una canzone
Sarà un ricordo per stampare il nostro amore per non avere fine
Ma se dovrà finire
E a chi dirò ti amo tanto da morire poi lo dovrà sapere
Che questa vecchia storia è stata scritta con dolore
Dal principe del cuore



Mettiamo in chiaro una cosa. Come scrittrice, non è che Ren faccia proprio schifo. Sì, insomma, alla classifica del New York Times non ci arriva mica, però almeno riesce a mettere due parole una dopo l'altra. È che lei ci tiene proprio, alle sue storie e ai suoi personaggi. Poi magari le sue storie sono vaccate e i suoi personaggi galline, ma lei tratta quelle galline con cura e amorevolezza e le conduce per mano (o per ala?) attraverso tutte le vaccate richieste dal plot.

Non è che questa mentalità sia il massimo quando Ren sta cercando disperatamente di raggiungere un certo numero di parole minimo. Le viene l'indecisione fra due sinonimi, sta per ore sul dialogo per farlo sembrare naturale, si fa venire i dubbi sulla grammatica italiana, poi rilegge l'ultimo paragrafo e le fa schifo e lo cancella tutto. Ren dice sempre che lei non rilegge mai, ma non è del tutto vero. Okay, diciamolo, è una balla. Lei rilegge tutto un sacco di volte, ma le sembra sempre di non aver riletto le cose abbastanza perché è semplicemente troppo pignola. Se fosse per lei, tutte le sue storie rimarrebbero solo ed esclusivamente sul suo computer, dove verrebbero editate e riscritte all'infinito, e magari di ogni storia ci sarebbero due o tre versioni diverse, e tutto quello che scrive non vedrebbe mai la luce del giorno.

Alla fine, Ren riesce sempre ad andare contro il suo istinto e premere quel maledetto tasto "pubblica". E ogni volta finisce che le rilegge dopo un paio di giorni e si prende malissimo perché trova un verbo coniugato male e due errori di battitura che erano sfuggiti alle duecento riletture precedenti, e corregge tutto in fretta e furia per paura che tutti quanti se ne siano accorti e stiano ridendo di lei. Poi va a nascondersi sotto la scrivania con una coperta e una tazza di tè e per la vergogna si rifiuta di affrontare il mondo.

Questo non è un comportamente del tutto normale, specie visto che le storie di Ren vengono lette in media da una persona e mezzo. Una è Ren, mezza è la gallina Tiziana che è molto esigente e legge solo certe storie nelle fandom che piacciono a lei, e se ci sono lettori per favore fatelo sapere a Ren nei momenti bui mentre sta meditando di fuggire in Tibet e nascondersi in un monastero buddista, che magari le illuminate la giornata.

Per adesso, Ren se la sta cavando discretamente bene. Ha preso il coraggio (e il plot) a due mani e scrive, pagine e pagine di scarabocchi a matita con gli occasionali cerchi lasciati dal fondo della tazza quando Ren sbrodola tè su tutta la scrivania. Ha preso ispirazione dai fatti avvenuti nel tugurio, ma tutti i nomi sono stati cambiati per evitare noie legali e gente che si apposta sotto casa sua per cambiarle i connotati perché non sono felici che Ren abbia rivelato al mondo tutti i loro affari privati. Adesso sta scrivendo un capitolo molto tragico, con un addio alla stazione fra le due protagoniste, ed è molto felice perché il treno è in ritardo e quindi quest'addio diventa lunghissimo, una roba che va avanti per tre capitoli interi, finchè le protagoniste non smettono di piangere e abbracciarsi e Glinda chiede a Rossana se aveva spento il gas prima di uscire, e Rossana dice "No, sto per partire per il triangolo delle Bermuda, ma ti pare che sto a preoccuparmi del gas?", e Glinda dice "Brutta stronza, ma perché devo sempre fare tutto io?", e finiscono a litigare in mezzo alla stazione e i passanti devono separare prima che si menino.

Ren è davvero soddisfatta, di questa parte, specialmente perché ha una pila di fogli davanti ed è sicura che in tutto verranno fuori almeno millemila parole. Dopo aver scritto di come Rossana riceve una telefonata da sua zia Doris, che ha appena avuto un incidente con il suo catamarano, e decide di rinunciare al suo viaggio alle Bermuda per correre al suo capezzale, Ren decide di prendersi una ben meritata pausa. Si fa il tè, più o meno il trentesimo della giornata e sono solo le cinque di mattina, e osserva l'alba dalla finestra del bagno. E fa pipì, ovviamente, perché tutto quel tè dovrà ben andare da qualche parte. La tavoletta del water è abbassata, e questo rende Ren ancora più soddisfatta.

Il buon umore di Ren dura finchè non si siede davanti ai suoi foglio di scarabocchi per ricopiarli in bella. Fruga un po' per cercare il primo foglio, perché ovviamente sperare che siano anche solo vagamente in ordine è inutile, sulla scrivania regna la baraonda più totale. Prende in mano il primo foglio e, in alto a destra, legge: cocoricò. Tutte le lettere sono cerchiolini, specialmente le C e le O, ma per qualche arcana ragione anche la R e la I hanno un aspetto rotondeggiante. Ren ha un attimo il dubbio che questa parola non fosse cocoricò, ma qualcos'altro. Per esempio, l'accento sulla O potrebbe non essere un accento ma una briciola di biscotti. Però poi le viene in mente che i biscotti sono finiti, ed è un altro dramma. I biscotti sono finiti, e Ren ha in mano un centinaio di fogli che non riesce a leggere. Torna il panico.

Cosa fare ora? Non si sa. Il tempo passa e Ren non ha mica il tempo di ricominciare da capo. C'erano tutte quelle bellissima scene che Ren aveva scritto con tanto amore, scegliendo accuratamente gli aggettivi e gli avverbi in modo da bilanciare il carattere della protagonista con il suo stile personale, che a Ren piace definire neo minimalista blaterante, più perchè le piace il suono delle parole che per il significato.

Quindi Ren prende la decisione di ricopiare in bella quello che riesce a capire, sperando che il risultato abbia ancora senso. Si rimbocca le maniche, poi le tira giù di nuovo perché nel tugurio non c'è il riscaldamento e le giornate stanno diventando fredde. Dopo un breve ripensamento va a prendere una coperta, perché soffre il freddo e le sue dita sono tutte intirizzite. Poi si fa un altro tè. Improvvisamente sono le undici e mezza e Ren sta fissando l'orologio con aria ebete e si chiede come cavolo ha fatto a sprecare tutta quanta la mattinata senza combinare un tubo, succede sempre così e lei non sa perché. La sua teoria è che dalle otto a mezzogiorno ci sia un periodo di timey wimey che si mangia tutta la sua produttività.

Poi finalmente Ren finisce le cose da fare per procrastinare, anche volendo una persona può fare pipì solo un certo numero di volte, perciò torna alla scrivania e si mette di buona lena a riscrivere il prossimo grande romanzo italiano. Scrivere le cose al computer è sempre più difficile di quanto sembra. In teoria è già tutto lì sulla carta, il lavoro creativo è già stato compiuto, bisogna solo ricopiare quello che c'è sui vogli. In realtà Ren non è proprio capace di sopprimere il suo editor interiore, e fin dalla prima pagina è già lì a cambiare frasi e spostare in giro i paragrafi e far copia e incolla a tutto spiano. Usare word è un dramma perché è così facile disfare le modifiche e tornare alla versione precedente se non le piace una certa modifica, salvo poi cambiare idea e tornare alla versione modificata, e poi Ren cambia idea e riscrive tutto in un certo modo. Non si va da nessuna parte.

Dopo un paio d'ore, la pancia di Ren inizia a borbottare. Ren sente di stare facendo progressi e decide di andare a mangiare qualcosa, ma prima salva (anche se aveva salvato circa trenta secondi fa, perché la prudenza non è mai troppa) e decide di controllare quante parole ha scritto finora. Il contaparole di word la informa che è a quota 327. Questo le sembra un po' poco, dato che ci sta lavorando da ore, quindi Ren clicca OK e poi prova di nuovo, nel caso sia stato un errore e la seconda volta venga fuori un numero diverso. È sempre 327. Ren chiude la finestrella pop up. Poi le viene il dubbio che magari ha letto male e magari erano 3270, quindi va a ricontrollare. Sono sempre 327, non 3270. Ren pensa che magari il suo computer è guasto, e si intestardisce a contare lei a mano tutte le parole. Le viene 318, però è sempre stata scarsa a far di conto. Ren abbandona e va a pranzo.


Per me non finiranno mai quegli annni amari
Ci sono giorni dentro te da ricordare
Ci sarà sempre il tuo passato nel futuro
Che non potrò capire
Se a te quel vecchio amore non ti fa più male
A me mi fa soffrire



L'epica saga è finita. Sono qualche migliaia di parole che coprono un arco di circa vent'anni nella vita delle protagoniste, dal loro magico incontro il primo giorno d'asilo, ai picnic al parco con le famiglie, alla varicella, alle vacanze al mare, al terribile litigio incentrato sulla scelta del liceo, alla sospensione per aver tagliato le gomme all'auto del prof di greco, alla fuga in Belgio e finalmente alla dichiarazione d'amore strappalacrime gridata da Glinda a Rossana che stave per paracadutarsi da un aereo sopra al triangolo delle Bermuda. Poi, vabbè, finisce col cliffhanger perché Ren pensa che se una casa editrice le compra il libro e Peter Jackson decide di farne un film, verrebbe molto meglio come trilogia.

Le rimane un po' il dubbio che il tema della storia dovevano essere i triangoli, sì insomma, il triangolo delle Bermuda e il triangolo amoroso delle protagoniste, ma si è un po' persa per strada e si è dimenticata di introdurre il personaggio di Vanessa, quello ispirato alla gallina Cesarina, che doveva mettersi con Glinda e suscitare le gelosie di Rossana. O forse era Rossana che si metteva con Cesarina. Intendo, con Vanessa.

C'è un attimo di confusione sui personaggi perché Ren, in tutte le sue migliaia di parole, non ha inserito neanche mezza descrizione fisica. Adesso, nella sua mente, tutti i personaggi sono blob informi, e se non riesce a distinguerli neanche lei, come può pretendere che lo facciano i lettori? Allora Ren prende la copia stampata e una penna verde e scrive sulla prima pagina che (quando Peter Jackson dirigerà il suo film) il ruolo di Glinda sarà interpretato da Katie McGrath e il ruolo di Rossana sarà interpretato da Comesichiama, la tipa che fa Donna in Suits. Poi aggiunge come postilla che la zia Doris, quella che schianta il catamarano, sarà Maggie Smith, e ci sarà pure una bellissima scena aggiunta apposta per il film, in cui si vede lo schianto, e magari sarebbe bello farlo in 3D.

Poi ci sono la prefazione e i ringraziamenti e le menate varie, ma dopo aver scritto tutta una storia in meno di ventiquattro ore a Ren è venuta una specie di diarrea letteraria. Apre un nuovo documento di word e scrive le prime quattro cavolate che le vengono in mente. "Ringrazio tutti i ragazzi della casa che sono stati con me durante quest'avventura, e anche quelli che non sono stati con me e si facevano i fatti loro chiusi in camera, perché dopo tutto questa è una gara e capisco che alcuni non volessero giocare a briscola alle tre di notte e preferivano scrivere, e in effetti loro non sono finiti al ballottaggio, quindi magari non avevano tutti i torti. Ringrazio i miei compagni di tugurio, soprattutto Françoise, lui sa perché. Ringrazio le galline per gli ovetti e per essere state delle amiche sincere. Ringrazio l'alieno Mame per averle ammaestrate, era un alieno molto simpatico e avrei voluto parlare di più con lui, anche se il fatto che mangiasse cervelli mi faceva un po' paura. Ringrazio tutta la produzione e mamma Rai e il gentile sponsor, chiunque esso sia, e spero che nessuno gli abbia ancora tagliato le gomme della macchina per vendicarsi di tutti i prompt bastardi, anche se un po' se lo meriterebbe." Ci pensa un attimo e le sembra che sia tutto, quindi salva, stampa, e voilà, tutto fatto. In seguito le verranno in mente almeno una dozzina di altre persone che avrebbe dovuto ringraziare, tipo il ragazzo che faceva i biscotti buonissimi e di cui lei si è già scordata sia il nome che la faccia, però va bene lo stesso. Possiamo fare finta che sia una storia seria, con tanti capitoli e una prefazione e pure un riassunto che invece di spiegare cosa succede ti racconta balle. Proprio come i libri veri.

Ren pinza tutti i fogli insieme, li mette in una cartelletta blu e ci scrive sopra il suo nome con un pennarello colorato e scarabocchia un disegnino in un angolo. Voleva essere un tirannosaurus rex, in realtà somiglia di più a una gallina stitica. Allora Ren fa finta che sia la gallina Tiziana e ci disegna vicino la gallina Ermenegilda. Poi nell'altro angolo disegna la gallina Cesarina che guarda malissimo entrambe e trama qualcosa di losco.

Quando Ren guarda l'orologio mancano ancora ore e ore a mezzanotte e le prende il panico. Ma come è possibile, perché c'è ancora tempo, che cavolo sta facendo, potrebbe ancora scrivere una montagna di parole sul viaggio che Glinda e Rossana faranno attraversando la Cordigliera delle Ande a dorso di mulo e scoprendo una nuova civiltà precolombiana che è stata fondata dai discendenti di Atlantide! La trama potrebbe essere parzialmente plagiata da Giacobbo nel futuro, o forse lei la sta plagiando, ma a Ren non sembra il momento di farsi problemi.

Deve scrivere, non scrivere bene, e lei ha scritto una storia che le piace, però sarà abbastanza? Il suo problema è che le sue storie non finiscono. Sì, di solito sono tutte abbastanza corte, ma è solo perché a un certo punto Ren si stufa di sistemarle e le pianta lì. Se la lasciassero fare, e lei avesse abbastanza teina e forza di volontà, andrebbe avanti con ciascuna storia e scriverebbe tutte le biografie dei personaggi, fino al giorno della loro morte, e poi passerebbe ai discendenti, e se non ci sono discendenti passerebbe ai cugini o ai gatti o ai vicini di casa. Per lei le storie non finiscono. Quindi non è un problema ricominciare a scrivere esattamente da dove aveva mollato prima, e almeno un paio di nuovi capitoli ci stanno prima che scada il tempo.

È già al computer che batte sui tasti, riprendendo la narrazione da due mesi dopo che l'aveva lasciata prima del cliffhanger del paracadute, ma poi si interrompe a metà della frase. Se adesso continua a scrivere la storia, sicuramente non riuscirà a rivedere i capitoli nuovi in tempo. E poi le toccherà interrompere in un punto a caso, non riuscirà sicuramente a creare un finale così spettacolare come quella scena sull'aereo, a migliaia di metri sopra al triangolo delle Bermuda. (Potrebbe essere migliaia di chilometri, Ren non è sicura e ha fatto qualche rapida ricerca su Google e Wikipedia, ma se si sta sbagliando spera che nessuno glielo farà notare.)

Alla fine vince la sua parte migliore, o la sua parte peggiore a seconda dei punti di vista. Ren rinuncia, spegne il computer senza stampare nient'altro, però salva il capitoletto che stava scrivendo perché non si sa mai, magari può riciclarlo in seguito. Poi incrocia tutte le dita che può, sperando in un qualche miracolo, tipo che il suo avversario abbia vinto una crociera ai caraibi e sia già sulla nave senza alcuna possibilità di scrivere o inviare storie. Ren prende la sua brava cartelletta e va a consegnare la sua storia, incrociando tutte le dita di mani e piedi. Anche le galline incrociano le dita per lei, ma più che altro sperano che se ne vada dal tugurio perché sono stufe di lei.


Ci sarà sempre il tuo passato nel futuro
Che non potrò capire
Se a te quel vecchio amore non ti fa più male
A me mi fa soffrire


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