Ren (
renrenren3) wrote in
literen2012-02-11 10:30 pm
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GO WEST.
Due ficcine da niente per la missione 3.2 (ovest) del COW-T2 @
maridichallenge.
La ballata di Sherlock Holmes, cowboy (poco) solitario, ~400 parole
Il sole era alto sull'orizzonte quando lo sceriffo bussò alla porta della fattoria della vecchia vedova Hudson. John lo vide arrivare dalla finestra e prese la borsa con i suoi strumenti da dottore dal pavimento.
"Non ri serviranno," disse Sherlock, senza neanche alzare la testa dal tavolo su cui stava costruendo un intricato castello di carte.
"Perché?" chiese John. "Sono un dottore, quando la gente mi manda a chiamare devo portarmi dietro i ferri del mestiere."
"Non sta venendo a chiamare te," rispose Sherlock.
"Come fai a saperlo?" insistè John, però lasciò stare la borsa e si sedette al tavolo a braccia incrociate. "Non hai neanche visto chi è."
"Non mi serve. Suono di speroni sul pavimento, un suono molto distintivo. Un toc-toc-tic che viene prodotto solo dagli stivali dello sceriffo Lestrade. La buona vedova Hudson non ama avere stivali impolverati sul suo pavimento appena spazzato, quindi se l'ha fatto entrare vuol dire che è qui per un motivo urgente. Ma non sta mandando a chiamare te, se ci fosse un ferito o un malato da soccorrere avrebbe potuto mandare uno dei suoi uomini o un ragazzo qualsiasi con un messaggio." Con estrema cautela, Sherlock posò l'ultima carta per completare il suo castello. "No, Lestrade è qui per una ragione importante."
In quel momento la porta della stanza si spalancò, lasciando entrare lo sceriffo seguito subito dopo dalla vedova Hudson, che si puliva le mani sul grembiule. Nonostante i capelli grigi lo sceriffo Lestrade era ancora un uomo in gamba. I banditi sapevano bene di doversi tenere alla larga dalla cittadina di New London, o rischiavano di incorrere nella sua furia. Quel giorno però lo sceriffo era nervoso, tamburellando le dita sul calcio della colt.
"Abbiamo un prigioniero in fuga," annunciò senza troppi preamboli. "Lo stavano conducendo alla forca quando, non si sa come, è scappato. Potrebbe essere a miglia di distanza ormai, ci serve l'aiuto di Sherlock per rintracciarlo e assicurarlo alla giustizia."
Sherlock strinse le labbra. "Non mi interessa. Se ti serve un animale per seguire una pista, fai prima a trovarti un cane. Come puoi convincermi che questa impresa sia degna del mio tempo?"
"Con due parole," rispose Lestrade. "James Moriarty."
Non capitava spesso di vedere Sherlock così stupito. Senza dubbio si ricordava ancora dell'attacco alla diligenza, e della rapina al treno, e del Grand Canyon. Soprattutto del Grand Canyon.
"John," disse Sherlock, "prendi il cappello e la tua borsa. Abbiamo un serpente a sonagli da catturare."
Go west, ~350 parole
Il sole era alto sopra le loro teste quando finalmente finirono di scavare le tombe. Dean avrebbe lasciato i cadaveri lì dov'erano caduti, a nutrire gli avvoltoi e i coyote, ma il prete aveva insistito. Mentre loro scavavano aveva staccato dei rami da un albero mezzo rinsecchito che cresceva lì vicino, e li aveva legati tra loro per formare una specie di croce.
"Possano riposare in pace," disse, conficcandone la punta nel terreno.
Dean non vedeva il motivo di sprecare tutto quel tempo e fatica per dei volgari briganti, che fra l'altro avrebbero ucciso il prete se loro due non fossero passati da quelle parti, ma il prete si inginocchiò vicino alle tombe per mormorare una preghiera.
Sam si tolse il cappello e chinò la testa, e poi diede una gomitata nelle costole a Dean. Borbottando, anche lui si tolse il cappello e fissò la polvere accumulata sui suoi stivali, cercando di non pensare al calore del sole che gli bruciava il collo scoperto. La voce del prete era roca, parlava di posti migliori di questo deserto infuocato, posti a cui Dean non aveva mai pensato da anni, da quando era bambino e la loro madre li portava alla messa domenicale.
Dopo un tempo che gli parve interminabile, il predicatore smise di parlare e si rialzò in piedi, spolverandosi il vecchio cappotto rovinato che indossava. "Non credo di avervi già ringraziato per avermi salvato la vita," disse. "Il mio nome è Padre Castiel, e sto andando a ovest per diffondere la parola di Dio."
"Io sono Dean Winchester, e questo è mio fratello Sam," disse Dean, stringendogli la mano. "Anche noi stiamo andando a ovest."
"Possiamo fare la strada insieme, in tre saremo più al sicuro," disse Sam.
Padre Castiel annuì. "La mia fede mi tiene al sicuro," disse, "ma vi ringrazio dell'offerta. Sarei onorato di fare la strada con voi."
Dean non credeva che la fede avrebbe salvato il prete se lui e Sam non fossero passati di lì, ma non gli andava di insistere. Il prete aveva gli occhi gentili, non ancora induriti dalla vita in quelle lande desolate.
"Andiamo, allora," disse. Montò in sella alla sua cavalla nera e la spinse al galoppo nella direzione dove moriva il sole.
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La ballata di Sherlock Holmes, cowboy (poco) solitario, ~400 parole
Il sole era alto sull'orizzonte quando lo sceriffo bussò alla porta della fattoria della vecchia vedova Hudson. John lo vide arrivare dalla finestra e prese la borsa con i suoi strumenti da dottore dal pavimento.
"Non ri serviranno," disse Sherlock, senza neanche alzare la testa dal tavolo su cui stava costruendo un intricato castello di carte.
"Perché?" chiese John. "Sono un dottore, quando la gente mi manda a chiamare devo portarmi dietro i ferri del mestiere."
"Non sta venendo a chiamare te," rispose Sherlock.
"Come fai a saperlo?" insistè John, però lasciò stare la borsa e si sedette al tavolo a braccia incrociate. "Non hai neanche visto chi è."
"Non mi serve. Suono di speroni sul pavimento, un suono molto distintivo. Un toc-toc-tic che viene prodotto solo dagli stivali dello sceriffo Lestrade. La buona vedova Hudson non ama avere stivali impolverati sul suo pavimento appena spazzato, quindi se l'ha fatto entrare vuol dire che è qui per un motivo urgente. Ma non sta mandando a chiamare te, se ci fosse un ferito o un malato da soccorrere avrebbe potuto mandare uno dei suoi uomini o un ragazzo qualsiasi con un messaggio." Con estrema cautela, Sherlock posò l'ultima carta per completare il suo castello. "No, Lestrade è qui per una ragione importante."
In quel momento la porta della stanza si spalancò, lasciando entrare lo sceriffo seguito subito dopo dalla vedova Hudson, che si puliva le mani sul grembiule. Nonostante i capelli grigi lo sceriffo Lestrade era ancora un uomo in gamba. I banditi sapevano bene di doversi tenere alla larga dalla cittadina di New London, o rischiavano di incorrere nella sua furia. Quel giorno però lo sceriffo era nervoso, tamburellando le dita sul calcio della colt.
"Abbiamo un prigioniero in fuga," annunciò senza troppi preamboli. "Lo stavano conducendo alla forca quando, non si sa come, è scappato. Potrebbe essere a miglia di distanza ormai, ci serve l'aiuto di Sherlock per rintracciarlo e assicurarlo alla giustizia."
Sherlock strinse le labbra. "Non mi interessa. Se ti serve un animale per seguire una pista, fai prima a trovarti un cane. Come puoi convincermi che questa impresa sia degna del mio tempo?"
"Con due parole," rispose Lestrade. "James Moriarty."
Non capitava spesso di vedere Sherlock così stupito. Senza dubbio si ricordava ancora dell'attacco alla diligenza, e della rapina al treno, e del Grand Canyon. Soprattutto del Grand Canyon.
"John," disse Sherlock, "prendi il cappello e la tua borsa. Abbiamo un serpente a sonagli da catturare."
Go west, ~350 parole
Il sole era alto sopra le loro teste quando finalmente finirono di scavare le tombe. Dean avrebbe lasciato i cadaveri lì dov'erano caduti, a nutrire gli avvoltoi e i coyote, ma il prete aveva insistito. Mentre loro scavavano aveva staccato dei rami da un albero mezzo rinsecchito che cresceva lì vicino, e li aveva legati tra loro per formare una specie di croce.
"Possano riposare in pace," disse, conficcandone la punta nel terreno.
Dean non vedeva il motivo di sprecare tutto quel tempo e fatica per dei volgari briganti, che fra l'altro avrebbero ucciso il prete se loro due non fossero passati da quelle parti, ma il prete si inginocchiò vicino alle tombe per mormorare una preghiera.
Sam si tolse il cappello e chinò la testa, e poi diede una gomitata nelle costole a Dean. Borbottando, anche lui si tolse il cappello e fissò la polvere accumulata sui suoi stivali, cercando di non pensare al calore del sole che gli bruciava il collo scoperto. La voce del prete era roca, parlava di posti migliori di questo deserto infuocato, posti a cui Dean non aveva mai pensato da anni, da quando era bambino e la loro madre li portava alla messa domenicale.
Dopo un tempo che gli parve interminabile, il predicatore smise di parlare e si rialzò in piedi, spolverandosi il vecchio cappotto rovinato che indossava. "Non credo di avervi già ringraziato per avermi salvato la vita," disse. "Il mio nome è Padre Castiel, e sto andando a ovest per diffondere la parola di Dio."
"Io sono Dean Winchester, e questo è mio fratello Sam," disse Dean, stringendogli la mano. "Anche noi stiamo andando a ovest."
"Possiamo fare la strada insieme, in tre saremo più al sicuro," disse Sam.
Padre Castiel annuì. "La mia fede mi tiene al sicuro," disse, "ma vi ringrazio dell'offerta. Sarei onorato di fare la strada con voi."
Dean non credeva che la fede avrebbe salvato il prete se lui e Sam non fossero passati di lì, ma non gli andava di insistere. Il prete aveva gli occhi gentili, non ancora induriti dalla vita in quelle lande desolate.
"Andiamo, allora," disse. Montò in sella alla sua cavalla nera e la spinse al galoppo nella direzione dove moriva il sole.